Il bello di andarsene da un posto è quando ci si ritorna. Pochi giorni prima della partenza si è pervasi da una serie di sensazioni lievi. Da una indefinita nostalgia. Si desidera tornare. Si desidera riappropriarsi di una antica familiarità, di un se stessi lasciato là. Mestre nel ricordo diventa come nei sogni.
Il ritorno è sempre stancante. Per anni Mestre-Roma-Mestre, poi da un po' Roma-Mestre-Roma. Sempre in treno.
In treno le distanze si dilatano. Vedere le persone, ascoltare framenti dei loro discorsi... Tuttò ciò mi ha stancato. Preferisco l'automobile. Preferisco portarmi dietro un po' della mia casa romana, un po' delle mie abitudini e "decontestualizzarle". Mi piace vedere la mia fiestina abituata al raccordo e a girare per tutta Roma, mi piace vedermela parcheggiata dalle parti di Viale Garibaldi.
Quando torni Mestre ti appare silenziosissima. Anche in mezzo al traffico. Anche in Piazza Ferretto. Ti appare squadrata, ordinata, tutta su un livello solo. Un quadro di De Chirico insomma.
A Roma si sale e si scende in continuazione e si è avviluppati da un rumore costante di chiacchiere e traffico.
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